RESTAURO DELLA LOGGIA DEI MERCANTI E ARREDO URBANO DI SPAZI GRAVITANTI SUGLI ASSI CARICAMENTO/LUCCOLI E SAN LUCA/CANNETO IL CURTO (Comune di Genova)

 

 

STIAMO A VEDERE COSA SUCCEDE

….. mi sono detta quando ho mescolato fotografia e architettura: i segni che si erano già fissati su una lastra (e divenuti con ciò forse oggettivi) con i segni di quel mestiere che decide muri, mobili e percorsi in nome, qui a Genova come altrove, di un qualche bene che si dice comune (segni quindi soggettivi autorizzati).

A monte più o meno consciamente un profondo fastidio verso quella forma di imbellettamento raggelante costituito dal cosiddetto arredo urbano. La buona borghesia si accorge al fine di un bene e ora vuole ardentemente che tutti si mettano in posa per la foto ricordo. Ordinatamente.

Solo che la materia fotografica tutto era fuorché oggettiva e serena e tranquilla e disponibile a essere manipolata a partire dagli amati fili della luce e del gas e di chissà cos’altro, pendenti e/o striscianti sulla superficie dei prospetti delle case e dei palazzi.

E i segni dell’architettura di concorso sul mio tavolo lì ad arrancare, vecchi e stanchi perché datati (sia che fossero o no compatibili per stile con quegli scenari di incantata bellezza).

Allora mi sono ricordata di un quadro di Giulio Paolini, L’invenzione di Ingres, del 1968, costituito da una tela fotografica nella quale l’autore era riuscito a sovrapporre la foto dell’autoritratto di Raffaello e la fotocopia dello stesso di Ingres.

L’ambiguità come teorema.

Bene, da quel momento ho smesso tranquillamente di “progettare” (scusate le virgolette) e mi sono semplicemente messa anch’io a guardare cosa succedeva. Accettando di buon grado anche le furbizie che il mestiere (il doppio mestiere di fotografa e architetto) caso per caso mi andava via via suggerendo.