feb 202022
 

 

a cura di Diletta Borromeo

dal 7 al 25 febbraio 2022 – Presentazione del lavoro della residenza 3 marzo ore 18.00

Lo studio sarà aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle 19.30.

 

       

“Mi piace molto l’irruzione del fantastico, del senso di meraviglia, rispetto alla realtà.” DVZ

Un instancabile fluire di immagini finirà per occupare lo spazio di AOCF58. I collage di Daniele Villa Zorn, prodotti nel periodo in cui la galleria diverrà il suo studio diurno – “Quasi una residenza” – portano con sé una rivelazione vissuta nel momento in cui si forma. Brani di fotografie si mescolano e si ricompongono fino a sedimentarsi in immagini. Il fulcro del lavoro è l’individuazione di un’epifania che riproduce uno stato d’animo e dopo aver preso corpo si rigenera di continuo, attraverso un processo che non vuol mostrare gli originali come opere compiute ma piuttosto come matrici, impronte di una formatura da cui possono scaturire, “come in fotografia, altre emanazioni, altre declinazioni”, afferma l’artista.

 

Ciò significa che una volta creato un collage, una sorta di irradiamento di quell’immagine si propagherà attraverso la produzione di stampe con differenti tecniche e utilizzi, su carte diverse per pubblicazioni, poster e illustrazioni, proprio come accade a una fotografia. “E’ un work in progress di scoperta che fa proprio parte del mio approccio – racconta. Porterò tanti materiali diversi e vedrò se durante la permanenza succederà qualcosa che mi condurrà a cambiare direzione. Da un lato mi piace che ci sia una dimensione circoscritta, in cui l’elemento provvisorio, temporaneo, della residenza, diventi la cornice per poter osare un po’ di più liberandomi, senza sentire il peso di un lavoro definitivamente compiuto. Potrei anche affermare che sono quasi ossessionato dall’idea di processualità.” Il percorso dei collage nasce come “un gioco personale, un’espressione privata di riflessioni sulla composizione, sul potere delle immagini.” Crea così una possibile mappa delle combinazioni, valuta la tecnica e il suo essere autodidatta che gli concede “un’affezione diversa”, con meno ragionamento e più istinto. Lavora in maniera minimale, con una sorta di montaggio analogico su fotografie tratte per lo più da guide turistiche che hanno per oggetto la natura.

Un giorno Daniele vuol dirmi quale fosse la sua visione da ragazzo, riguardo al cercare e scovare un’immagine fra tutte per cogliere un senso: giganteschi mucchi di fotografie e una mano che dall’interno emerge stringendone una sola. Tutto ciò rappresenta il suo metodo istintivo, che lascia spazio alla libertà e forse anche al caso, malgrado le possibilità combinatorie con due frammenti siano comunque limitate, a prescindere dal numero dei materiali a disposizione, mentre la cesura fra i due pezzi di carta si manifesta come fondamento della composizione, anche per la sua drammaticità evocativa.

Ma la suggestione giovanile rimanda oltretutto al lavoro di Daniele Villa Zorn nell’ambito del cinema, quasi fosse un innesco tra sequenze e montaggio che lo ha guidato verso l’ulteriore passaggio al collage, consapevole del diverso medium e di conseguenza del diverso messaggio delle immagini sovrapposte sulla carta anziché in pellicola. In alcune circostanze, a partire dal 2012 mette in atto la performance Synchronotopy, che evidenzia il carattere processuale dei collage. Si tratta di una improvvisazione in cui le associazioni dei frammenti si trasformano mano a mano in collage, filmati e proiettati a parete, in condivisione e in stretto dialogo con la musica del polistrumentista Aleksandar Caric Zar, che sarà presente all’inaugurazione per eseguire la performance Synchronotopy – on the Hill, appositamente realizzata per l’occasione.

Si intuisce così che i collage, la performance, ma anche i materiali e le diverse stampe fotografiche, nonché una bibliografia di ispirazione che l’artista ha recentemente esposto nella libreria Leporello, sono il contesto del lavoro, fanno parte di un tutto.

 

 

A questo divenire di immagini appartiene infatti un successivo elemento che si concretizzerà e verrà presentato al termine della residenza, ossia un photobook nella versione dummy, un libro rimasto allo stadio precedente all’andare in stampa e senza copie limitate. Come spiega l’artista, “a mio parere ha molto a che fare con il pre-montato di un film, presentare un dummy equivale a ciò che si fa per una cerchia ristretta. E’ utile e bello poterlo mostrare a questo livello di elaborazione e aprirsi a uno scambio. E’ un libro pensato per il piacere di proporre una narrazione.”

 

 

 

Daniele Villa Zorn

è un artista visivo e performer nato a Roma, dove vive e lavora, nel 1973.

Formatosi in ambito cinematografico, ha collaborato con le case editrici Ubulibri e Faber and Faber, curando pubblicazioni incentrate sul dialogo con cineasti come Otar Ioseliani, Takeshi Kitano e Terrence Malick; è stato inoltre autore e produttore di documentari di creazione con la casa di produzione e factory artistica Citrullo International, di cui è stato cofondatore.

L’attività performativa abbraccia principalmente una serie di performance character driven, con una saga (senza titolo) incentrata su una misteriosa figura mascherata in blu e il live-collage con Synchronotopy, quest’ultimo in solitaria o con il musicista serbo Aleksandar Caric Zar.

Come artista visivo si esprime prevalentemente con la tecnica del collage.

Tra i progetti più recenti, nel 2019 realizza per il centro culturale MADE A.C. di Mazatlan, in Messico il progetto ‘Inconsolable’, con il patrocinio dell’Istituto di Cultura Italiano di Città del Messico e il sostegno di PAC.

Nel 2021 realizza, con la cura di Chiara Capodici, il progetto The Divine Tourist per Leporello photobooks et al..

instagram: daniele_villa_zorn

www.danielevillazorn.com

 

nov 092021
 

29 novembre – 22 dicembre 2021

Agnès Pezeu

«À fleur de peau»

Installazione, pittura, ceramica, video, performance – qualsiasi tecnica capace di fare emergere una forma plastica o visuale ispira prolificamente Agnès Pezeu, scultrice che vive a lavora a Parigi. Il suo obiettivo, nell’ottica di Paul Klee, non è tanto quello di riprodurre il visibile quanto di «rendere visibile». Dare forma alle pulsioni, alla fugace immagine mentale, al desiderio che vuole incarnarsi in una forma, alla sensazione che la materia regala quando la si lavora. L’arte viene compresa come una formula in cui il fare si sostanzia in una forma che è quasi libera, allo stesso tempo vincolata e immaginaria. Una testa di animale diventa un totem; un bersaglio si vede ricoperto di pittura, che ne devia il senso; molteplici lingue di terracotta sembrano creare un dialogo con lo spazio, rimanendo tuttavia mute; dei fiori diventano stranamente organici. Si viaggia con Agnès Pezeu tra la bella forma che seduce e l’impronta fisica del nostro io profondo. Le sue opere sono degli acchiappasogni o degli acchiappavita, come si dice in francese, la vita che passiamo a contatto delle cose e degli esseri, tentando il più possibile di non perderne tutta la sostanza.

Per questa mostra romana ad AOC F58 – galleria Bruno Lisi, dal titolo «À fleur de peau» (a fior di pelle), l’artista sceglie di presentarci le sue opere recenti di terracotta e di porcellana e alcuni dipinti appartenenti alla serie Cibles. Queste realizzazioni sensibili, che intendono fare dell’opera d’arte un segno allo stesso tempo tangibile e aperto, sono un modo di catturare la realtà, vista dall’angolatura delle emozioni.

                  

 

L’opera di Agnès Pezeu assume diverse forme visive che le permettono di creare un legame tra incontri e luoghi e di essere sempre legati alla storia e all’umano. L’artista ha ideato e realizzato installazioni monumentali in un sito industriale a Issy les Moulineaux (FR), nel Jardin du Luxembourg a Parigi (FR) e ha raccontato la storia dell’acqua del Domaine National de Saint Cloud (FR), attraverso l’arte contemporanea, in un’installazione monumentale in tutto il parco. Ha presentato installazioni, video e performances al Museo LV4 a Instanbul (TU), a Printemps de Septembre a Toulouse (FR) e a New York, presso Condé Nast e Gallery Nine5 (USA).

Le opere di Agnès Pezeu sono state esposte a New York, a Parigi e a Tokyo e sono presenti in collezioni private a New York, a Los Angeles, in Messico, Cina, Francia, Giappone, Danimarca, Belgio.

 

AOCF58 – Galleria BRUNO LISI garantisce l’osservazione delle norme igienico-sanitarie, in seguito all’emergenza pandemica da Covid-19.

In ottemperanza alle norme di contenimento dell’emergenza da Covid-19, per accedere alla galleria ciascun visitatore dovrà munirsi di Green Pass che sarà controllato all’ingresso.