ago 092023
 

7 ottobre – 27 ottobre 2023

La mostra è inserita nella manifestazione organizzata dall’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani

 

Il progetto Serie Scelta nasce dall’incontro tra Claudio Bassi e Lorenzo Landi nello storico laboratorio Fotogramma 24. L’alchimia, nata tra le mura della camera oscura, si fonda sul rispetto e la curiosità tra due persone che pur appartenendo a generazioni diverse si sono ritrovate a parlare di “fotografia senza tempo”, come due amici che sfogliano l’archivio fotografico personale, materiale sensibile che svela il lato umano del guardare.

Questa serie scelta è il frutto della capacità di vedere e catturare le situazioni che la vita ti offre:

“ luce che anima e custodisce questi delicati attimi in cui la pratica di vivere sembra scompaia e lasci per sempre la grazia delle creature.”

 

Lo scatto inedito, che apre la serie scelta dell’archivio fotografico di Claudio Bassi, ferma due giovani raccoglitori di sughero che al termine di una giornata di lavoro, sorridono alla vita guardandola scorrere al contrario. In un gioco spontaneo, scaturito da un cambio di prospettiva, la vita ora appare più lieve e lo sguardo si apre alla meraviglia dell’inaspettato.

Con lo stesso sguardo di chi si gode il viaggio, Claudio Bassi ripercorre il proprio archivio: frammenti ancora vivi che testimoniano un amore per la vita nelle sue manifestazioni più semplici, fotogrammi che superano la prova del tempo e continuano ad emozionare.

Da tale consapevolezza nasce la terza mostra personale dello storico stampatore romano, una selezione frutto dell’incontro avvenuto in camera oscura tra Bassi e il suo giovane assistente, che, come due amici seduti al tavolo di un bar, condividono la passione per la fotografia e si intrattengono con storie di vita.

Una pulsione umanista contraddistingue tale testimonianza, le istantanee stampate ai sali d’argento raccontano incontri comuni di un quotidiano ormai scomparso: le strade di quartiere, la bisca, l’osteria, l’officina, la bottega, il cantiere aperto e la provincia rurale sono i luoghi che il fotografo con la Leica al collo attraversa con sensibilità neorealista e vivacità tipica San Lorenzina.

Insieme al rispetto e alla curiosità verso i soggetti più umili, non manca l’ironia, scatti come battute di spirito che alleggeriscono dalla fatica e dalla miseria, attimi che schiudono un sorriso dell’anima, frammento di libertà.

Con un profondo senso di gratitudine verso le occasioni che la vita offre, gli incontri diventano opportunità da cogliere per godere del lato lieve del vivere, il lato umano del guardare, una visione da condividere.

mag 302023
 

dal 5 al 23 giugno 2023

Ci sono due aspetti nell’opera di Olivier Marty (Parigi, 1961): da una parte la diretta immersione nel paesaggio attraverso un’intensa pratica artistica. Dall’altro la ricerca di evocazioni pittoriche libere e astratte nel suo atelier di Ivry-sur-Seine, vicino Parigi.

 

I paesaggi fonte variano a secondo delle opportunità di viaggio e residenze: città, campagna, periferie o aeree industriali. Viaggi in treno o in macchina e lunghe passeggiate sono parte della scoperta. Una volta raccolte, sensazioni e osservazioni vengono registrate in numerosi e rapidi schizzi, piccoli dipinti, fotografie e video. In un secondo momento, il gesto rallenta per diventare più preciso o accelera per produrre una versione radicale.

 

Tele e carte lentamente rivendicano la propria autonomia nello studio. La loro priorità è quella di trasmettere una sensazione di spazialità. Questo può avvenire attraverso il ritiro del bianco o al contrario attraverso accumuli di interventi di colore, fino a saturare la superficie. C’è sempre, comunque, una tensione tra pieno e vuoto, un gioco in cui i confini aiutano a indovinare ciò che è lasciato fuori. C’è la ricerca di ritmo, di una struttura flessibile e di musicalità. Un respiro alla fine rimanda ai paesaggi ciò che si era inizialmente allontanato.

 

Per la mostra ad AOC F58, Olivier Marty presenterà diversi aspetti della sua opera grafica e pittorica “nel paesaggio”. Li metterà in tensione con una serie di disegni delle sue mani, frutto di  un tentativo intimo e notturno, che ha avuto inizio durante il primo lockdown Covid e continua ancora oggi.

 

Olivier Marty è rappresentato dalla galleria Univer (Parigi) e dalla galleria Le domaine perdu (Meyrals, Francia). Insegna alla École Nationale Supérieure de Paysage (Ensp) a Versailles, dove dirige il dipartimento di Arte.