dic 172023
 

11- 26 gennaio 2024

Carlo Gallerati e Angela Piga: den Blauäugigen – a quelli con gli occhi azzurri

fotografia e scultura

Carlo Gallerati – den Blauäugigen 1  – 2006 – 2023

AOCF58 è lieta di presentare la doppia personale den Blauäugigen – a quelli con gli occhi azzurri, del fotografo Carlo Gallerati e della scultrice Angela Maria Piga.

Il punto di incontro fra i due artisti è il racconto di Thomas Mann Tonio Kröger, del 1903, da cui è tratto il titolo della mostra.

Nel racconto, Mann descrive la posizione dell’artista, suo malgrado estraneo all’habitat sociale, a cui questi risponde con l’unico strumento a sua disposizione, quello dell’osservazione estranea fuori dal gioco delle parti.

Il titolo si riferisce alla categoria usata da Mann per descrivere un mondo abitato dai socialmente adatti e adattati, definiti con ironia con la metafora di “quelli biondi con gli occhi azzurri”, in cui il protagonista si sente un apolide impermeabile al gruppo.

È a questi che lo scrittore dedica il suo omaggio finale: “Guardo in un mondo non ancora nato e indistinto, che chiede di essere ordinato e plasmato, vedo agitarsi ombre di figure umane che mi fanno segno di liberarle dall’incantesimo e di salvarle: figure tragiche e figure ridicole, e figure che sono l’una e l’altra cosa insieme – e per queste ultime provo un particolare amore. Ma il mio amore più profondo e più nascosto va ai biondi, a quelli dagli occhi azzurri, ai luminosamente vivi, ai felici, agli amabili e ordinari”.

La posizione dell’artista descritta da Mann può estendersi a tutti noi, spinti ad appartenere al gruppo pur continuando a sentirci fatalmente “altro”, appartenenza che oggi, nella società liquida, si trasforma in simbiosi bulimica con l’altro e con la realtà, in un corto circuito privo del concetto di alterità.

L’ispirazione del racconto ha dato luogo a diverse prospettive da parte dei due artisti.

Gallerati ha fotografato coppie di fratelli o sorelle con occhi di tonalità diverse: uno calda (tra il castano scuro e il nocciola chiaro) e l’altro fredda (tra l’azzurro e il celeste o grigio-verde), in un luogo che fosse per entrambi un genius loci comune.

La messa in posa impone una oggettività tipica del modus operandi del fotografo e genera una raccolta seriale di immagini composte – anche con minime indicazioni di testo nello spazio bianco di contorno – come se si trattasse di schedature in immaginari casellari anagrafici.

Individuo e retaggio familiare sono però rimessi in questione dalla differenza nei colori degli occhi, metafora della libertà da ogni discendenza, nell’artista ma non solo.

Piga presenta sculture in ceramica che cercano di evocare la (mancata) tragedia del sentirsi un uomo senza qualità, la penosa disfatta di ogni tentativo di distinguere fra l’essere partecipe o l’essere estraneo se non straniato.

Oltre alle sculture, create nel 2023, l’artista espone la nuova serie di volti su carta, Scanners (dal film omonimo del 1981 di David Kronenberg), un popolo diseredato non per vocazione ma per ineluttabilità, volti distorti dallo sguardo altrui, ma più ancora da quello dell’io su se stesso.

Il catalogo è corredato dai testi critici di Silvia Bordini e Simonetta Lux.

 

 

                                 

Angela Maria Piga – Scanners – 2023                                    Angela Maria Piga – Lazarus – 2023

 

Carlo Gallerati (Roma, 1968)

Si occupa di fotografia dal 1985 come autore, curatore, critico, lettore e docente. Dal 2006 gestisce a Roma la Galleria Gallerati. Ispirato a una personale teoria di ripresa e di elaborazione delle immagini che definisce ‘Oggettivismo istantaneo’, considera i vari aspetti dell’attività che svolge – e la stessa conduzione della galleria – come parti di una complessiva operazione artistica.

 

 

 

Angela Maria Piga (Roma, 1968)

Laureata in Letteratura francese all’Università La Sapienza, ha lavorato in una galleria d’arte di Roma per quindici anni, quindi come autrice e conduttrice di programmi radio per Rai International. Dal 2009 è giornalista. Ha scritto di arte, architettura e cinema per stampa italiana e straniera. Ha pubblicato un romanzo e una raccolta di poesie. Nel 2017, vivendo a Düsseldorf, è diventata scultrice.

 

 

 

 

nov 242023
 

Livia Liverani: LUMILAR

Dal 7 al 22 dicembre 2023

Collage di tessuti e applicazioni luminescenti | cm. 145 x 48 | 2023

LUMILAR, la prima personale di Livia Liverani nella galleria AOC F58 – Galleria Bruno LIsi, getta una luce significativa  - è il caso di dirlo – sulla produzione recente dell’artista romana.

La tecnica tendenzialmente mista dei suoi lavori privilegia senz’altro il collage, caratterizzandosi per la relazione intima con la carta e, soprattutto, con i tessuti – retaggio dei lunghi anni trascorsi in Oriente – non aderendo però a un genere definito, né a un tipo di materiale prevalente.

E’ in questo essere border-line fra le tecniche, sostando volentieri in una terra di confine, che la ricerca formale e spirituale di Livia Liverani trova la sua zona d’elezione.

Precisamente equidistante fra il graphic design dei suoi esordi e la maestria dei dipinti su seta appresa nel corso dei suoi lunghi soggiorni in Asia, il progetto LUMILAR è una raccolta di opere modulari simili per affinità, da intendersi come un fermo immagine di un percorso artistico che parrebbe in continuo, fecondo divenire.

LUMILAR è l’ipnotica partitura composta da un’ipersensibile musicista nell’animo;

sarebbe tuttavia troppo facile tirare in ballo la musica solo per sfruttarne l’efficacia evocativa

dei termini…Eppure, l’arte di Livia Liverani suona armonica, vibrante, densa di sfumature, profonda di accenti di gong abilmente spostati, mai banalmente centrati, ma risonanti comunque da qui – da un cuore palpitante sotto al cielo romano – sino a orizzonti lontani, quanto altrettanto intimi e familiari.

Echi continui di silenzi crepuscolari, increspati di sete cangianti e di un’assonante sete di luce. Invocazioni improvvise attutite da sordine di stoffa, senza mai “étouffer” un forte anelito di libertà.

Lento ricercare, quello di Livia Liverani: ricercare il filo contemplativo dei pastori erranti dell’Asia.

Livia Mazzanti

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Livia Liverani nasce a Roma nel 1962, dove vive e lavora.

Si diploma in Grafica Editoriale presso l’Istituto Europeo di Design.

Frequenta il corso di pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e contemporaneamente lavora presso lo Studio Colony (Roma) e per l’Hotel Ritz (Parigi) come disegnatrice d’interni.

Successivamente risiede in Indonesia per quattro anni, durante i quali viaggia in Asia, dove in Giappone sviluppa i suoi disegni per tessuti.

Studia Cinese e filosofia Taoista presso l’ISMEO di Roma e Sanscrito al Centro di Cultura Indiano.

I suoi lavori , tra il 2010 e il 2020, sono stati esposti a Roma, Barcellona e New York.

 

www.livialiverani.it/