apr 262021
 

A cura di   Pasquale Polidori

Apertura  10 maggio 2021 ore 17.00 – 20.30

dal 10 al 28 maggio 2021

 

La galleria Bruno Lisi Aoc F58 è lieta di presentare la personale di Sabina Zocchi dal titolo Terza persona. In mostra un insieme di lavori centrati sulla relazione tra ritratto e autoritratto, ovvero sulle confluenze intersoggettive che segnano e nutrono lo spazio, psicologico e fisico, in cui ha luogo il desiderio di fissare l’immagine dell’altro, interpretandola attraverso una tecnica artistica.

L’appropriazione del volto altrui compensa così l’impossibile conoscenza del proprio volto. E la sovrapposizione, se non addirittura la confusione dei connotati, diviene l’unica strada certa della realizzazione di sé. Il velo bianco di pittura che ricopre una serie di volti — fra i quali quello dell’artista — catturati e uniformati in semplici fototessere, che paradossalmente aspirano a una valenza identitaria, sta a celebrare lo sposalizio o forse la comunione tra chi ritrae e chi è ritratto. Un video scandisce poi i momenti di questo lavoro di ricerca della figura altrui che intreccia pittura, fotografia e grafica, così come normalmente avviene nella pratica artistica di Sabina Zocchi, contraddistinta da un’ampia libertà compositiva che solo ubbidisce all’unica regola del richiamo di una forma apparente della persona — la propria e l’altrui — fino a tendere a una caratterizzazione fumettistica. Esemplare in questo senso è il ritratto a più sfaccettature figurative di una donna di nome Margherita, della quale si inseguono le tracce biografiche, le fotografie trovate e fatte oggetto di rielaborazione pittorica e di autoidentificazione.

 

 

Sabina Zocchi SBI, nata a Milano, è sinologa di formazione, e vive e lavora a Roma.

Da diversi anni la sua ricerca approfondisce il tema del ritratto, indagando il rapporto tra biografia e fisionomia attraverso l’impiego di tecniche manuali e digitali, e muovendosi tra la pittura e la grafica, specie nelle collaborazioni editoriali. Ha esposto recentemente a Roma da Horto Aromaticus, da Rossocinabro e da Clivo.

 

OCF58 – Galleria BRUNO LISI garantisce l’osservazione delle norme igienico-sanitarie, in seguito all’emergenza pandemica da Covid-19.

È obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale, l’igienizzazione delle mani, il mantenimento della distanza di sicurezza.

Gli ingressi sono contingentati e la mostra è accessibile solo tramite prenotazione. Si prega di inviare una e-mail all’indirizzo aocf58@virgilio.it.


 

 

 

apr 022021
 

 

Apertura 12 Aprile 2021

dal 12 aprile al 30 aprile 2021

 

Simulacri, figure che simulano la condizione dell’uomo, l’anima e le ombre che lo abitano. Sono i protagonisti del lavoro di Andrea Liberni, corpicini forgiati in maniera incompleta, fragili come la porcellana di cui sono fatti, inadeguati eroi alla ricerca di un’identità. Inconclusi e soggetti a limiti, come gli homunculus creati dagli alchimisti, si trovano in un libro d’artista in cui Liberni sovrappone la loro immagine sofferente alle pagine di un trattato di Anatomia Patologica. Mancanti di una parte di sé, questi corpi costituiscono l’opposto dell’uomo vitruviano, per via della loro aspirazione irrazionale a riguadagnare la perfezione del paradiso terrestre.

Lo sviluppo e la conformazione delle porcellane bianche procedono attraverso il disegno e quindi, nel momento in cui l’artista dà loro forma, la fragilità dei simulacri viene sottoposta alla prova delle installazioni, di volta in volta appositamente concepite. Quella del limite è una circostanza ricorrente – limite della forma umana, dello spazio vitale, del contenitore o del confine – che a livello fisico e psicologico attiva un insidioso doppio gioco fra il sentimento di protezione e quello di impedimento; un insanabile dualismo tra il conforto del limite e la volontà di evadere, tra il sentirsi costretti e il voler andare oltre. Come in un esperimento, gli omini mettono in atto una verifica, cercano di forzare e al contempo resistere al limite, intraprendono strategie di sopravvivenza.

In Eden, gli omuncoli sono collocati in recipienti di materiali di risulta, insieme alle macerie. Pur non essendo della stessa sostanza informe, danno l’impressione di spartire il medesimo destino dei calcinacci. Questi, apparentemente inerti, riproducono una sorta di demolizione in cui il dramma si rivela nello smarrimento dei piccoli corpi. E c’è – letteralmente – un fil-rouge che filtra la percezione tra il disagio dei simulacri nei contenitori e il muro di fondo della galleria, dove appare in video un cielo blu, l’Eden appunto, un paesaggio rassicurante ma lontano, infinito e indefinito. Il filo rosso viene teso tra i recipienti, a disegnare la forma della quadratura del cerchio, il simbolo esoterico che è divenuto sinonimo di impresa impossibile, ma potrebbe anche rappresentare la carnalità, l’irrazionalità, l’inadeguatezza cui l’umanità è stata obbligata dopo la cacciata. Costrizione e sofferenza si sovrappongono al piano del piacere agognato e alla consapevolezza della propria natura. Riconoscendo la dignità dell’informe, dell’incompiuto ed incompleto, il dispositivo del filtro realizza la sintesi tra forma e contenuto. Accettare l’impossibilità di reagire infatti, secondo l’artista, può essere utile per “creare il desiderio e superarlo per sé stessi”.

 Diletta Borromeo

 

Andrea Liberni

Nato a Padova, laureato all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, vive e lavora a Milano. Nella sua ricerca artistica sul tema dell’identità umana, si muove in maniera trasversale in diversi campi, interessandosi principalmente di scultura, pittura e videoarte. Con l’installazione “Guide to Man(i)kind”, presentata nella mostra “Therapy of Living”, nel 2016 ha partecipato alla XVI Biennale di Architettura di  Venezia.

 

2019 “Corpora”, a cura di Angela Madesani, Il Pomo da DaMo, Contemporary Art Gallery, Imola (BO)

2018 “Spatium”, a cura di Angela Madesani, “Le stanze del contemporaneo”, Castello di Pagazzano (BG)

2018 “…inermi…”, a cura di di Anna Cochetti, Storie Contemporanee, Roma

2017 “memor(i)ae”, Civico Museo Archeologico, Bergamo

2016 “Step Milano Scultura”, Fabbrica del Vapore, Milano

2016 “Arkhipélagos”, Palazzo Comunale, La Maddalena (OT)

2016 “Venezia-Dakar”, Laboratorio VI.P., Milano

2016 “Therapy of Living”, Biennale di Architettura di Venezia

2015 “Step Milano Scultura”, Fabbrica del Vapore, Milano

2014 “Doppio d’ombra”, Laboratorio VI.P., Milano

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AOCF58 – Galleria BRUNO LISI garantisce l’osservazione delle norme igienico-sanitarie, in seguito all’emergenza pandemica da Covid-19. È obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale, l’igienizzazione delle mani, il mantenimento della distanza di sicurezza. Gli ingressi sono contingentati e la mostra è accessibile solo tramite prenotazione. Si prega di inviare una e-mail all’indirizzo aocf58@virgilio.it.

 

  • l’accesso alla Galleria è consentito solo con mascherina che copra completamente il viso e la bocca per tutta la durata della visita;
  • l’accesso alla Galleria sarà consentito solo a 3 persone alla volta e all’interno della galleria sarà necessario mantenere la distanza di sicurezza minima di 2 metri e evitare assembramenti, a meno che non si tratti di un nucleo familiare.