apr 012014
 

Conversazione

giovedì 15 maggio, ore 17.30

In occasione della personale di Giancarla Frare,  l’artista dialoga con studiosi e con il pubblico attorno ad alcuni aspetti del proprio lavoro, come lo speciale uso della fotografia, alle tematiche ricorrenti e la particolare rapporto con l’antico e la memoria.

Interventi di Nicoletta Cardano (Soprintendenza di Roma Capitale), Francesca Gallo (Sapienza Università di Roma), Valentina Iovine (storica dell’arte) e dell’autrice, Giancarla Frare.

 

www.giancarlafrare.it

 

mar 312014
 

 

Circus crew di Paola Serino ci permette di osservare la realtà del circo da una prospettiva diversa da quella dei riflettori dello chapiteau.

Le fotografie che compongono il lavoro non vengono impregnate di enfatizzazione alcuna: dalla luce – sempre molto omogenea – alle posture in cui vengono colti gli artisti circensi, tutto è assorbito da una presa del reale ordinata e ben calibrata.

Circus crew si focalizza sulla realtà dei “circhi minori” in Italia e in particolar modo sui volti che li abitano, su quegli artisti che hanno deciso di fare dell’arte circense la propria professione. Le immagini che Paola Serino ha realizzato nello sviluppare questo progetto sono scatti che mostrano la “parte privata” di questa attrazione; non sono  fotografie sotto i riflettori dello spettacolo con un  pubblico acclamante, ma attimi rubati alla vita di tutti i giorni, una vita in cui la spettacolarizzazione non smette però mai di essere importante, come se il ruolo di “clown” o di “contorsionista” non fosse un ruolo dismesso quando le luci si spengono.

Pur trattandosi di una tematica che, generalmente, viene permeata di onirico quello che emerge da Circus crew è invece una realtà che assorbe la scena, dove il contesto – che sia esso l’interno di una roulotte, all’aperto o dentro un tendone – ha una parte importante nella resa dell’immagine. Il clown ha il suo trucco sul volto – il bianco gli alza l’arcata delle sopracciglia e gli espande le labbra – creando quell’espressione con cui poi, sul palcoscenico, comparirà al pubblico, ma le roulotte che gli si stagliano dietro, i fili e i tubi che serpeggiano per terra – su un terreno fatto di ramoscelli e di ciuffi d’erba – annullano quella che solitamente compare come una “maschera”. La fotografia della bambina che fa gli esercizi con il  cerchio mostra isolatamente degli elementi che la connotano come “acrobata”, ma il costume e il tendone rosso alle spalle perdono la loro intrinseca valenza “di scena”, perdono i loro “lustrini” che brillano sotto i riflettori, per essere normalizzati in un momento di vita quotidiana.
Francesca Orsi