dic 032013
 

      

dal 9  al 24 gennaio   2014

A cura di  Gabriella Lazzoni

La mia creatività artistica è caratterizzata dall’esigenza di coniugare etica ed estetica partendo dal presupposto che l’arte debba ritrovare una nuova centralità sociale.

Nei miei lavori è evidente il desiderio di trasmettere questi significati attraverso l’introduzione di simboli e segni primordiali, per giungere a delle visioni che possano ricondurre all’origine, a simboleggiare l’essenza dell’arte stessa, come quelli realizzati dall’uomo 15.000 anni fa sulle pareti delle caverne.

Graffiti scaturiti dall’esigenza di comunicare, di rappresentare scene di vita, liberi dai modelli stereotipati della rappresentazione, nella convinzione che l’arte, in questa realtà sociale permeata da evidenti criticità, debba svolgere la funzione di anticorpo e tornare a circolare nell’organismo–umanità, rigenerandolo tramite la fruizione dell’opera  stessa.

 

Costantino Avincola nasce a Trevignano Romano (Rm), 1955.
Si laurea in architettura all’Università La Sapienza di Roma nel 1983, esercita la professione da circa 25 anni,  progettando  opere pubbliche e private.
Da qualche tempo si avvicina all’arte contemporanea e partecipa a due mostre personali a Trevignano Romano, presso il centro culturale “La Fontana” e alla galleria “Ginori Conti 8”.
Nel  settembre 2013 espone allo SpoletoFestivalArt Expo e al 27° Premio Internazionale Urbis et Artis presso l’Università Pontificia del Seraphicum in Roma.

 

 

dic 022013
 

20 dicembre 2013 ore 18,30 – FINISSAGE

Ventotto fotografie di piccolo formato raccolte sotto il titolo “Domestic Jungle”.
Assoluti protagonisti di questa serie fotografica sono gli animali di razze, provenienze e materiali diversi che l’Autore ha riunito nel corso degli anni e dei suoi viaggi, trasferendoli da un’esistenza selvatica e forse solitaria ad una vita domestica e comunitaria. Li ha voluti ritrarre nella loro felice cattività, in una privata jungla domestica.

Come scrive Giuseppe Fadda dei lavori di Billi, nel testo che accompagna questa mostra: “provengono essi da un mondo dove le cose hanno volontariamente rinunciato a muoversi (…). Le Opere sono Allusioni, e l’artista non può non essere pensato accanto ad esse, perché lo sfidante sta accanto alle sue armi. Gli oggetti allusivi sono a volte solo immagini, a volte solo allusioni ad altre allusioni. Il Senso è altrove, lì dove gli oggetti guardano”.