OVER FORTY

 


Titolo: “il sorriso del marinaio”

Scatto da TV dalla diretta su La7 del 9 novembre 2009 alle 23,52 dal porto di Taranto dello spettacolo: “Miserabili. Io e Margaret Thatcher” di Marco Paolini, con la musica dei Mercanti di Liquore – e ritratto d’uomo di Antonello da Messina , Cefalù
Stampa fotografica-  Modello fotocamera COOLPIX S610 –  Immagine jpeg

 

OVER FORTY
28 giugno 2011, a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22,  a cura di Loredana Rea.

Patrizia Nicolosi è una fotografa di talento. E’ anche architetto. Credo proprio non più fotografo-architetto. Come persona di talento: fiuta nell’aria, aggiorna la capacità di intuire, si domanda dove. Dove vagare per un clic onesto, il più netto e pulito possibile. Come artista, ovvio.

Lei sa che la realtà è trasmigrata in un’immane atmosfera mediatica (almeno per il mondo occidentale, certo non per i migranti planetari, migranti verso un loro dove). Sa anche che nei media tutto si muove, mentre la fotografia è ferma, orfana anche della carta stampata in disuso.

PN proviene da foto in bianco e nero di architetture ricche e di architetture povere. Senza alcuna traccia di esseri umani. Per lo più astratte. Sempre abbandoniche. Anche il bianco e nero è sgranato in infiniti grigi. L’autoreferenzialità di stile è alle porte e questo a lei non piace.

Si è seduta, anzi è rimasta seduta di fronte a uno schermo acceso, ha allungato la mano verso la macchina fotografica anch’essa ormai provvista di uno schermo acceso e ha scattato. Ha trovato il colore e dei fermi fotogramma che in realtà sono scatti d’autore. Così a me sembra.

Soggetti, materie pixel, luci, atmosfere, motivazioni, senso di queste realtà in movimento, tutto ma proprio tutto è lontano dal bianco e nero protettivo, risultato anche delle stampe e delle mani vaganti nel buio di Claudio Bassi. Ora PN si prende quello che viene. Photoshop proprio no.

E il sorriso del Marinaio di Antonello da Messina è l’enigma di un migrante e del suo dove.

testo di Massimo Martini

 

 

 

OVER FORTY

 Martedì 28 giugno 2011, alle ore 18,00 aRoma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli 22, si inaugura la mostra Over Forty a cura di Loredana Rea.

L’esposizione rimarrà aperta fino al 15 luglio, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17,00 alle 20,00.

Il tema che fa da collante al percorso espositivo è il desiderio di rispondere con ironia a una tendenza tipica di questi anni, quella circoscrivere l’indagine sulle ricerche contemporanee ad artisti “sotto i quaranta”, da una parte seguendo la necessità di delineare una mappatura, dall’altra perché si pensa che solo dai più giovani possano arrivare proposte nuove.

Studio Arte Fuori Centro ha sempre aperto il suo spazio a chiunque facesse ricerca, disinteressandosi dell’età anagrafica, attento anzi a costruire  un dialogo e un confronto tra generazioni diverse, per suggerire sempre nuove possibilità di sconfinamenti, di commistioni e di interferenze. Quindi come risposta ai noti quesiti: sei un artista? hai meno di quaranta anni? con Over Forty replichiamo: sei un artista? hai più di quaranta anni?… bene allora fai il caso nostro!

Il terreno di confronto è ampio, perché gli artisti invitati, tutti rigorosamente “sopra i quaranta”, rappresentano emblematicamente quella molteplicità linguistica e di sperimentazione che caratterizzala contemporaneità. Ognuno ha creato un’opera nelle dimensioni stabilite di 30×30 utilizzando la tecnica e le materie più congeniali alla propria operatività. Si spazia quindi dalla pittura all’utilizzo di materiali eterogenei per esemplificare la molteplicità delle proposte linguistiche spesso molto distanti ed esaltare le differenze, le singolarità, le inevitabili diversità di orientamenti, che rappresentano il tessuto vitale della sperimentazione contemporanea.

Le opere di Minou Amirsoleimani, Caterina Arcuri, Renzo Bellanca, Rosetta Berardi, Luisa Bergamini, Franca Bernardi, Paolo Borrelli, Anna Boschi, Françoise Calcagno, Francesco Calia, Vito Capone, Lamberto Caravita, Francesca  Cataldi, Elettra Cipriani, Carmela Corsitto, Adolfina De Stefani, Mimmo DI Laora, Piero Di Terlizzi, Gabriella Di Trani, Elisabetta Diamanti, Ivonne Ekman, Terenzio Eusebi, Anna Maria Fardelli, Giovanni Fontana, Giancarla Frare, Anna Maria Gelmi, Ida Gerosa, Rosaria Gini, Salvatore Giunta, Paolo Gobbi, Paolo Gubinelli, Alessio Larocchi, Wilma Lok, Dante Gentile Lorusso, Salvatore Lovaglio, Vincenzo Ludovici, Marco Maffei, Giuliano Mammoli, Teresa Mancini, Venanzio Manciocchi, Giuliano Marain, Gabriele Marino, Franco Marrocco, Rita Mele, Patrizia Molinari, Patrizia Nicolosi, Elena Nonnis, Franco Nuti, Maria Teresa Padula, Gianni Pasotti, Antonio Picardi, Augusto Piccioni, Alfa Pietta, Teresa Pollidori, Lydia Predominato, Lucilla Ragni, Renata Rampazzi, Fernando Rea, Rosella Restante, Maria Luisa Ricciuti, Giammarco Roccagli, Marcello Rossetti, Alba Savoi, Marilena Scavizzi, Grazia Sernia, Elena Sevi, Anna Maria Suppa, Ilia Tufano, Agostino Tulumello, Oriano Zampieri, costruiscono i tasselli di un caleidoscopico percorso espositivo, a esemplificare emblematicamente la frantumazione linguistica che caratterizza in maniera determinante la ricerca artistica attuale.

 

90 cm² possono bastare…

Una superficie minima, come quella circoscritta dal formato quadrato di cm 30×30, rappresenta il terreno fertile, in cui sono giunte a compimento processualità operative animate da intenzioni sperimentali spesso tanto differenti da apparire persino discordanti.
Ad abbracciare con un unico sguardo le opere che, come tanti piccoli tasselli, compongono il percorso espositivo di questa collettiva, emerge con innegabile evidenza una pluralità linguistica, progettuale e metodologica, di cui spesso è difficile, se non addirittura impossibile, rintracciare una radice comune. La ricerca contemporanea sembra, infatti, guidata da una libertà espressiva fluida, perseguita con gli strumenti e i mezzi più diversi, da quelli tradizionali fino all’uso della moderna tecnologia, e alimentata con lucida consapevolezza da chi è sempre pronto a cogliere e trasformare in arte gli stimoli e le tensioni che attraversano la realtà.
L’idea da cui ha preso il via l’articolazione di questa mostra non è la volontà di tracciare un’ipotesi di lettura capace di lasciare emergere una sintesi tra modalità esecutive ed esiti formali maturati in ambienti culturali differenti, ma è il desiderio di rispondere con ironia a una tendenza tipica di questi anni: circoscrivere l’indagine sulle ricerche contemporanee ad artisti “sotto i quaranta”, pensando che solo dai più giovani possano arrivare nuove proposte.
Il disinteresse per l’età anagrafica e l’attenzione a costruire un confronto dialettico tra generazioni hanno guidato la costruzione di questa nuova esperienza espositiva. Senza proporre uno schema concettuale, inevitabilmente inadeguato per contenere non solo le singole problematicità degli assunti, ma anche la molteplicità formale dei risultati, gli artisti invitati, tutti rigorosamente “sopra i quaranta”, hanno materializzato nel piccolo formato proposto la complessità sottesa alle individuali ricerche, a suggerire altre possibilità di sconfinamenti, commistioni e interferenze.

Loredana Rea